Epatite C

  • In Svizzera, 32'000 persone convivono con l’epatite C; un terzo di loro non sa di aver contratto l’infezione. Ogni anno sono 200, le persone che muoiono a causa dell’epatite C
  • Il virus dell’epatite C si trasmette da sangue a sangue.
  • I sintomi sono aspecifici, spesso perciò le persone colpite non li associano all’infezione da epatite C
  • L’epatite C può compromettere gravemente la qualità della vita, in quanto può essere accompagnata da stanchezza cronica, problemi di concentrazione o da stati depressivi.
  • Esistono nuovi farmaci antivirali, che guariscono l’infezione cronica nell’arco di 8-12 settimane; si tratta di terapie con pochi effetti collaterali.

Nel mondo intero 58 milioni di persone sono infettate dal virus dell’epatite C. In Svizzera, sono circa 32'000 le persone, che convivono con l’epatite C: insieme all’epatite B (che colpisce circa 60’000 persone), l’epatite C è dunque una delle forme più ricorrenti di epatite virale in Svizzera. Nei paesi industrializzati muoiono più persone per l’epatite C che per l’HIV. In Svizzera, le persone che muoiono a causa delle conseguenze dell’epatite C sono circa cinque volte più numerose di quelle che muoiono a causa dell’HIV. Molto spesso l’epatite C è sottovalutata, poiché l’infezione di solito avanza senza sintomi specifici. La maggior parte delle persone colpite non si accorge di aver contratto l’infezione per un lungo periodo di tempo. La cirrosi epatica può svilupparsi sull’arco di diversi anni o decenni. L’attenzione dell’opinione pubblica, inoltre, è bassa nonostante l’elevato numero di persone colpite. L’OMS parla perciò di “epidemia silente”.

Solo una minoranza di tutti gli individui infetti – precisamente il 20% dei casi – guarisce spontaneamente; nella maggior parte dei casi l’infezione evolve verso la forma cronica. Nel 25% dei casi si sviluppa la cirrosi epatica (cicatrici del fegato). I portatori cronici hanno un rischio aumentato di epatocarcinoma. L’epatite C cronica è una delle indicazioni più frequenti per il trapianto di fegato.

Indipendentemente dal danno al fegato, l’epatite C può colpire anche altri organi. Le persone affette da epatite C cronica, ad es., hanno un rischio maggiore di contrarre malattie quali il diabete, il linfoma maligno o malattie renali croniche e sono maggiormente soggette alla calcificazione vascolare con conseguente ictus o infarto cardiaco.

Figura 1: Il decorso della malattia

Trasmissione

Il virus si trasmette attraverso il sangue contaminato, soprattutto in caso di scambio di materiali durante il consumo di droghe per via endovenosa o intranasale – ad es. siringhe, aghi, cannucce e simili – durante i tatuaggi, i piercing, la manicure o la pedicure non effettuate in condizioni sterili, durante la rasatura effettuata con lame non sufficientemente sterili, durante le trasfusioni di sangue o le procedure chirurgiche in paesi con bassi standard igienici. L’infezione, inoltre, può essere trasmessa dalla madre al neonato. La tramissione del virus attraverso il rapporto sessuale è rara, tranne che negli uomini sieropositivi che hanno rapporti sessuali non protetti con altri uomini.

Figura 2: Le vie di trasmissione più importanti

Gruppi a rischio

Una buona metà delle persone infette ha contratto l’infezione con l’uso di droghe. Numerose persone, tuttavia, sono state infettate da trasfusioni di sangue o durante interventi medici (odontoiatrici) prima della scoperta del virus. Le persone nate tra il 1950 e il 1985 sono affette da epatite C con una frequenza superiore alla media.

Sintomi

Il periodo di incubazione dell’epatite C va da due settimane a sei mesi. Tuttavia, l’80% delle persone infette non mostra alcun sintomo nella fase acuta. L’epatite C acuta, tuttavia, può essere accompagnata da febbre, stanchezza, perdita di appetito, nausea, vomito, dolori addominali, urine scure, feci grigiastre, dolori articolari e ittero (ingiallimento di pelle e occhi). Se la guarigione dall’infezione non si verifica entro sei mesi, l’infezione da acuta diventa cronica.

Il sintomo più comune dell’epatite C cronica è la stanchezza, che può assumere dimensioni tali da pregiudicare gravemente la vita professionale e privata. Altri sintomi ricorrenti sono i dolori articolari, i dolori nella parte superiore destra dell’addome, nonché le difficoltà di concentrazione e le prestazioni limitate. I sintomi appaiono spesso in modo insidioso, cosicché molti soggetti colpiti non li associano all’infezione da epatite C e, solo dopo il successo terapeutico, alla scomparsa dei sintomi, si rendono conto che erano legati alla malattia.

A causa della mancanza di sintomi specifici, solo una parte delle persone colpite è a conoscenza dell’infezione. Si stima che circa un terzo delle 32'000 persone infette in Svizzera non disponga della diagnosi di epatite. Dopo la cura non c’è l’immunità protettiva, un paziente potrebbe contrarre di nuovo l’infezione.

Diagnosi

Il test di screening per l’epatite C si basa sul rilevamento di anticorpi specifici, che il sistema immunitario produce contro il virus. Se ci sono anticorpi nel sangue, significa che il corpo è entrato in contatto con il virus. Il sangue viene quindi testato ulteriormente per individuarne la presenza (carica virale). Solo quando viene rilevata la presenza del virus, viene confermata la presenza di un’infezione attiva da epatite C. Dopo il contatto con il virus, gli anticorpi dell’epatite C restano presenti per tutta la vita, quindi anche dopo la guarigione dalla malattia. Il background genetico del virus può essere rilevato con un metodo complesso e costoso. Oggi esistono sette diverse forme di epatite C, note come genotipi da 1 a 7, con oltre 80 sottotipi. In Svizzera, i genotipi da 1 a 4 sono rilevanti, mentre il genotipo 1 è il più frequente. Poiché i farmaci di recente introduzione sono efficaci contro tutti i genotipi, nella maggior parte dei casi non è più necessario determinarlo. Nel complesso, ogni anno vengono segnalate all’UFSP ca. 900 - 1000 nuove diagnosi di epatite C cronica. Con 50-65 casi all’anno, il numero dei casi di epatite C acuta segnalati (rapporti medici e di laboratorio all’UFSP) è rimasto stagnante dal 1992. A causa del numero di casi non denunciati, tuttavia, è probabile che il numero reale di nuovi casi sia molto più elevato.

Prevenzione

Contro l’epatite C non è disponibile alcuna vaccinazione. Il rischio di infezione può essere ridotto evitando lo scambio di materiale per la preparazione e il consumo di droga (siringhe, aghi, filtri, cucchiai, cannucce), nonché lo scambio di spazzolini da denti, lame di rasoio e forbici per unghie. Si consiglia di far eseguire tatuaggi o piercing solo da tatuatori che rispettano le norme igieniche dell’UFSP.

Terapia

Oggi, l’infezione cronica da epatite C è facilmente curabile nella maggior parte dei casi. Fino a qualche anno fa, il trattamento standard consisteva in una terapie a base di interferone, una terapia invasiva e debilitante. Oggi sono disponibili agenti antivirali che non richiedono interferone e sono altamente efficaci, generano pochi effetti collaterali e in oltre il 95% dei casi possono portare alla guarigione in un lasso di tempo di 8-12 settimane.

Con il trattamento tempestivo ed efficace dell’epatite C cronica, il fegato può recuperare in larga misura, l’aspettativa di vita aumenta e si riduce il rischio di contrarre malattie secondarie come diabete, danni renali, ictus o linfoma maligno. Molte persone trattate oggi riferiscono un notevole miglioramento della qualità di vita dovuto alla scomparsa di sintomi aspecifici, ma debilitanti.

Maggiori informazioni sulla terapia alla voce Terapie.

Download

Studi e articoli